Karakuri

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Rock’n’roll Suicide – Video

Nuovo video Karakuri.
Con Bowie sempre appiccicato addosso.

Three Imaginary Boys – Video

Audio:
Karakuri

Video:
Duffy the Mascot, di Ladislaw Starewicz, 1934
https://archive.org/details/Duffy_the…

Karakuri – 2016

Ecco qua il secondo disco di Karakuri.
Abbiamo pasticciato con alcune ossa del nostro corpo musicale: i Joy Division, David Bowie (gia’), i Velvet Underground, i Violent Femmes…
Ascoltatevelo, scaricatevelo, passatevelo, giocateci, fateci sapere se vi piace.
Ma se non vi accontentate delle plasticose robe virtuali e amate ben piu’ sanamente i feticci tangibili, vi consigliamo le copie fisiche in cd finto vinile e cartone marmorizzato con rifiniture di lusso. Se le volete scriveteci o cercateci in carne ed ossa dove suoniamo.

Karakuri – 2016
Contrabbasso: Alessandro Geri
Voce: Bloody Mari
Batteria in London Calling: Giuliano
Voce nelle corde di mezzo: Roberto
Registrazioni e post produzione: Alex
Copertina: Nenia

Registrato a novembre 2015 nel Mirabolante Studio Volante di Alex.

Decades

L’inverno e’ lungo.
Nuovi pezzi in progress.
Intanto giochiamo con le macchinette e i Joy Division…

The holy hour

Come potevi resistere
al giallo al grigio al rosso
tu sempre solo fucsia
illuminata nell’acqua
nera come pece

come potevi sopravvivere
al nero freddo aguzzo
al gelido coltello
all’oro al rosso al bianco
tu sempre solo fucsia
inadeguata fucsia
ancora solo fucsia

lo cerchi ancora fucsia
l’azzuro il viola il blu
la smorfia storta il ghigno
il nero e chi sei tu.

Quando ho scoperto Gormenghast, di Mervyn Peake, mi si sono spalancati i polmoni come bocche di coccodrillo. Praticamente sconosciuto in Italia, il suo mondo ha contaminato gran parte dei britannici che amo: Michael Moorcock, China Mieville.. ed evidentemente anche i Cure. La versione di Karakuri riprende un testo e un arrangiamento differenti da quelli che i Cure hanno utilizzato in seguito per il pezzo, e’  la versione suonata live all’indomani della morte di Ian Curtis.

The wind that shakes the barley

The wind that shakes the barley e’ stata scritta da Robert Dwyer Joyce a meta’  del 1800 e affonda le radici nella rivolta irlandese del 1798. I ribelli portavano spesso con se’ del grano in tasca, come scarna provvista durante le marce. Finita la guerra, soffocata nel sangue l’insurrezione, lungo i campi irlandesi crescevano qua e la’ dei ciuffi di grano, memoria dei ribelli caduti e sepolti in massa. Gli irlandesi trasformati in grano, una rivolta impossibile da distruggere.

 

The wind that shakes the barley was written by Robert Dwyer Joyce in the mid 1800s and has its roots in the 1798 Irish Rebellion. The rebels often carried some barley in their pockets, as skinny provision in the route. After the war, the insurrection drowned in blood, many tufts of barley have grown up along the irish fields, as memory of rebels killed and buried in mass. The Irish people turned into barley, a rebellion impossible to consume.

Karakuri Big band

Karakuri libretto

Finalmente e’ pronto il primo disco di Karakuri. Contrabbasso, voce e qualche loop ogni tanto.
Un cd, 19 tracce, 40 minuti circa. Coproduzione con il NextEmerson.

Potete ascoltare e scaricare tutto su soundcoso:
https://soundcloud.com/karakuribigband/sets/karakuri

..ma certo, l’oggetto in carne e ossa e’ molto piu’ fascinoso: ha un packaging di lusso e un libretto mirabolante che il web non racconta.
Se lo volete scriveteci qui: karakuri(at)autistici.org

The Holy Hour

The cure, 1980.
Una versione differente, che i Cure hanno suonato live all’indomani del suicidio di Ian Curtis. Il testo ispirato alla trilogia di Gormenghast, di Mervyn Peake.

Rivisitazione Karakuri, registrata un po’ cosi’, nella Palestra Popolare Sanpietrino a Firenze.

 

The Cure, 1980.
A different version played live by The Cure after Ian Curtis’s suicide. The lyrics are inspired by Mervyn Peake Gormenghast trilogy.

Karakuri’s interpretation,  so-so recorded, in Palestra Popolare Sanpietrino in Florence.

Il galeone

Il galeone è tratto da una poesia che Belgrado Pedrini, anarchico carrarino, ha scritto nella galera di Fossombrone nel 1967.
Paola Nicolazzi l’ha poi musicata, prendendo in prestito le note di un canto popolare (a dimostrazione che la proprietà intellettuale e’ cosa stupida e vana).

Questa versione Karakuri l’ha registrata nella Palestra popolare Sanpietrino di Firenze, in modo volante e casereccio. Come ama fare.

 

Il galeone derives from a poetry that the Carrara’s anarchist Belgrado Pedrini wrote in the jail of Fossombrone, in 1967.
Later Paola Nicolazzi have set it to music, borrowing the notes of a folk song (and demonstrating how the copyright is a stupid and fruitless thing).

Karakuri recorded this version in Palestra Popolare Sanpietrino in Florence, on the fly and in homemade mode. As it loves to do.

Guarda che luna – live

di Fred Buscaglione, 1959
Versione Karakuri, live 2012 al NextEmerson Cabaret – Firenze